Nella creazione di una biblioteca digitale è fondamentale trovare uno standard di catalogazione leggibile da una macchina. MARC è un acronimo che sta per MAchine Readable Cataloguing. Uno standard che si è reso necessario per l’interleggibilità dei cataloghi bibliotecari.
La storia del MARC
Lo standard di catalogazione MARC nacque negli USA nella prima metà degli anni ’60 del XX secolo, a opera della Library of Congress, per rispondere a un’esigenza ben specifica: quella di sfruttare le prime reti telematiche per trasmettere le informazioni fino ad allora contenute nelle schede bibliografiche cartacee. Le informazioni dovevano essere compatte.
Il risultato fu una semantica ampiamente adottata per la descrizione delle opere. Tuttavia nacquero una miriade di varianti locali (ANNAMARC per l’Italia) che si tentò di uniformare con la pubblicazione di uno standard valido per l’UNIMARC: l’ISO 2709. Ultimamente il record in formato ISO 2709 è stato sostituito da un MARCXML: un file secondo la sintassi XML, che risulta più manipolabile e intellegibile.
Anatomia dell’entry di un record MARC
Ciascuna entry in un sistema di catalogazione MARC per la biblioteca digitale si compone di dodici caratteri, così suddivisi:
- 3 per l’etichetta;
- 5 per la posizione;
- 4 per la lunghezza del campo.
Che differenza c’è tra MARC e ISO 2709
L’ISO 2709 è uno standard introdotto per aderire a un’ampia casistica di catalogazione per la biblioteca digitale. Per tale motivo risulta più flessibile dello standard MARC. Ecco in cosa differiscono:
– Parametri: quelli che per MARC sono parametri costanti, per ISO 2709 sono variabili;
– Ordine dei sottocampi: mentre MARC attribuisce un valore alla sequenza dei sottocampi, ISO 2709 non tiene conto di questo elemento.