Quello storico, culturale e artistico è un patrimonio di tutti. Ma anche un patrimonio che va protetto nel modo migliore. Custodito in archivi, biblioteche, fondi. Tali beni vanno preservati, anche perché, proprio in quanto antichi, sono estremamente delicati. La loro tutela non deve, in alcun modo, privare i cittadini della possibilità di poterne usufruire. Ed è qui che la digitalizzazione entra in gioco.
La digitalizzazione dei beni culturali, ormai, è una necessità di primaria importanza. Il nostro Paese possiede un patrimonio inestimabile. Il quale deve essere sia protetto sia, se non soprattutto, messo a disposizione di tutti. Ma sono necessarie competenze e professionalità.
Temi:
- Quali beni culturali possono essere digitalizzati
- Cosa significa digitalizzare un “bene culturale”
- A chi rivolgersi
Quali beni culturali possono essere digitalizzati
Come è intuibile, il concetto di “bene culturale” è particolarmente vasto e può arrivare a toccare un’ampia serie di item. Dal punto di vista della digitalizzazione (o, per meglio dire, in merito a quelli che vengono più di frequente digitalizzati), i principali sono questi tre:
- Libri e manoscritti antichi. La digitalizzazione di libri e manoscritti antichi è un’operazione delicata e complessa. Delicata proprio come i libri da cui si parte, che devono essere trattati con la massima cura per evitare qualunque tipo di danno. Complessa perché, una volta completata la fase di digitalizzazione, bisogna implementare sistemi che permettano di fruire il libro in tutte le sue parti.
- Foto antiche. Rispetto a quella dei libri antichi, la digitalizzazione delle foto antiche solo apparentemente potrebbe essere considerata più semplice. Le foto sono molto delicate, necessitano di appositi strumenti e di software che riescano a restituire tutte le sfumature e le caratteristiche dell’originale.
- Film e pellicole. Le pellicole sono soggette a deterioramento, sia meccanico (a causa dell’uso) sia dovuto all’azione di muffe. Oppure, con l’avanzare della tecnologia, il formato potrebbe non essere più fruibile, in mancanza di apparecchi che possano “leggerli”. La soluzione per preservare l’inestimabile patrimonio cinematografico è la digitalizzazione di film e pellicole, che quindi diventano fruibili da tutti e in qualsiasi momento.
Cosa significa digitalizzare un “bene culturale”
Vale lo stesso discorso fatto per il punto precedente: digitalizzare i beni culturali significa tante cose. Perché tante sono le attività specifiche richieste per fare un lavoro che:
- Rispecchi, il più possibile, l’originale da cui è tratto;
- Non danneggi in alcun modo l’originale da cui è tratto.
Più nel dettaglio, digitalizzare i beni culturali significa predisporre:
1. Un sistema di conservazione
Il processo di digitalizzazione permette di preservare gli originali, i quali così non sono più soggetti a usura. A loro volta, comunque, anche gli originali devono essere conservati ricorrendo a un sistema di conservazione digitale, così che sia garantita la loro fruibilità, reperibilità e integrità nel tempo.
2. La metadatazione
Metadatazione significa assegnare dei dati descrittivi che permettano di identificare, conservare e reperire un dato item digitale. Esistono diversi tipi di metadati, ognuno dei quali svolge una sua funzione. I più comuni e utilizzati sono:
- I metadati descrittivi: informazioni sull’oggetto digitale in sé (come nome o cosa rappresenta – libro, film, foto, eccetera);
- I metadati amministrativi e gestionali: riguardano le modalità di archiviazione e conservazione di un dato oggetto digitale;
- I metadati strutturali: informazioni sulla struttura interna di un oggetto digitale e sulle sue relazioni con altri oggetti digitali.
3. Scanner professionali
Un lavoro di questo tipo deve essere fatto con scanner professionali. Ovvero strumenti che:
- Garantiscano un’alta qualità del lavoro;
- Non danneggino in alcun modo il libro, la foto o il film.
Inoltre, tali strumenti devono essere in grado di realizzare le copie su supporti di vario tipo, così da venire incontro alle più diverse esigenze.
Approfondimento: Scanner, microfilm, prodotti hardware e software
4. Un sistema di long-term archive
CD e DVD, ormai da tanti anni, sono assolutamente obsoleti per preservare file. Perché hanno una durata limitata, circa una decina d’anni. Inoltre, le tecnologie necessarie per la loro fruizione stanno diventando sempre meno diffuse.
Per la conservazione dei beni culturali digitalizzati, c’è bisogno di un sistema di long-term archive, che permetta di conservare i dati per un tempo più lungo.
Long-term archive: sistema integrato di conservazione
Oggi, un long-term archive deve essere considerato come un sistema integrato di conservazione. Un sistema, cioè, che utilizzi e integri diverse soluzioni per la conservazione degli item digitali. Ad esempio:
- Supporto analogico;
- Data center;
- Cloud storage.
Oltre che sicuro e affidabile, un sistema di questo tipo deve essere anche in grado di adeguarsi ai cambiamenti tecnologici, per assicurare la protezione e la conservazione dei file nel tempo.
A chi rivolgersi
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Con questo servizio, i professionisti del settore mettono a disposizione tutte le proprie competenze e tutta la propria esperienza. Con un solo obiettivo: fare in modo che l’inestimabile patrimonio dei beni culturali del nostro Paese possa preservarsi e nel tempo e sia sempre a disposizione di tutti.