Quando parliamo di archivi è facile ricondurre il nostro pensiero all’archivio fisico, quello che siamo abituati a trovare nelle biblioteche dell’Università o presso un Comune.
E’ innegabile, dunque, che la parola “archivio” evochi in noi la rappresentazione classica di una sorta di “scaffale” più o meno alto e più o meno lungo, dove, in un particolare ordine, sono riposti testi, libri e quanto altro sia fisicamente archiviabile.
Quando si parla di archiviazione di documenti digitalizzati, forse, abbiamo una frazione di secondo in cui non riusciamo perfettamente a collocare un oggetto in questo contesto, eppure basterebbe pensare al web, a Internet.
Il web è un archivio.
Sebbene il contenuto archiviato dal web non possa essere fisicamente fra le nostre mani e non abbia, pertanto, “spessore”, il web può essere definito come un grande archivio dove i documenti non sono altro che pagine HTML (a loro volta contenenti altri “elementi”).
Harversting: che cosa è?
Il termine inglese “harvesting” letteralmente si traduce con il termine “raccolta“. In sostanza è lo strumento utilizzato dai motori di ricerca per “copiare” (raccogliere) le pagine web, memorizzarle e renderle visibili agli utenti.
Internet Archive
La Wayback Machine della fondazione Internet Archive è un esempio lampante di quanto descritto fino ad ora e in riferimento all’harversting.
Questa fondazione senza scopo di lucro, dal 1996 archivia i siti web e, in piena filosofia 2.0, mette gli stessi a disposizione di chiunque desideri vedere, ad esempio, l’evoluzione grafica di un sito.
Basta inserire in www.archive.org/web/web.php l’indirizzo web del sito archiviato e si potrà vedere, negli anni, come sono cambiate le pagine web.
A parte “l’originalità” del servizio agli occhi degli utenti, questa fondazione collabora anche con diverse istituzioni ed è membro dell’International Internet Preservation Consortium (IIPC).
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