Sia le aziende sia le pubbliche amministrazioni, di questi tempi, si trovano a dover gestire nuove modalità di lavoro. Modalità che fanno guadagnare in termini di flessibilità, produttività, risparmio economico, appagamento dei dipendenti. Se, ovviamente, vengono applicate e implementate nel modo giusto.
Smart working, telelavoro, lavoro agile, lavoro da remoto: si fa una gran confusione. Spesso motivata, visto che i punti in comune sono tanti. E tante sono anche le differenze. Da conoscere per capire qual è la modalità più efficace da scegliere in base le caratteristiche dell’impresa o della PA.
Temi:
- Smart working
- Telelavoro
- Lavoro agile
- Lavoro da remoto o da casa (home working)
- Gli esperti dello smart working
Smart working
Si comincia con il nome che, specialmente negli ultimi tempi, si sente più spesso: smart working. Sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, lo smart working viene definito come:
Una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Il concetto è tutt’altro che nuovo, visto che è stato introdotto già da diversi anni e già viene applicato sia nelle aziende sia nella pubblica amministrazione. La definizione di smart working appena data può essere considerata quella paradigmatica.
Approfondimento: Cos’è lo smart working: tutto quel che c’è da sapere sul lavoro agile
Inoltre, per implementare correttamente lo smart working c’è bisogno di ripensare i workflow dell’azienda o della pubblica amministrazione e, soprattutto, di adottare i più affidabili strumenti tecnologici per garantire sia lo svolgimento del lavoro sia le comunicazioni tra i dipendenti/lavoratori:
Approfondimento: Smart working: gli strumenti e le soluzioni per lavorare da casa
Telelavoro
Il concetto di telelavoro è simile per alcuni aspetti e differente per altri rispetto a quello di smart working.
- Aspetti simili. Il telelavoro prevede, proprio come lo smart working, la necessità di ricorrere a strumenti e tecnologie per permettere al lavoratore di svolgere il proprio compito anche al di fuori dell’ufficio.
- Differenze tra smart working e telelavoro. In linea di massima, nel telelavoro il dipendente indica, in maniera precisa, qual è il luogo extra ufficio dove vuole svolgere l’attività lavorativa (solitamente è la propria abitazione, ma non è detto), e il dipendente indica anche qual è la fascia oraria nella quale lavorerà. La scelta sia del luogo sia della fascia oraria sono sempre frutto di un accordo tra il dipendente e il datore di lavoro. Non è raro trovare situazioni ibride in cui il lavoratore svolge la propria attività in parte in sede e in parte in modalità telelavoro.
Lavoro agile
Come si può leggere dell’articolo 18, comma 1 della legge 22 maggio 2017, n. 81, “Misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato”:
Le disposizioni del presente capo, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Semplificando, è possibile affermare che, in buona sostanza, lavoro agile possa essere considerato un sinonimo di smart working.
Lavoro da remoto o da casa (home working)
Infine, c’è da parlare del lavoro da remoto. Molto semplicemente, nel lavoro da remoto, anche chiamato lavoro da casa o home working, il lavoratore può svolgere la propria attività lavorativa dalla propria abitazione. Anche in questo caso, il dipendente deve essere dotato di tutta la necessaria attrezzatura tecnologica.
In linea di massima, chi lavora in modalità home working è tenuto a rispettare gli orari stabiliti dall’azienda o dalla pubblica amministrazione, quindi è tenuto a essere “digitalmente reperibile”.
Gli esperti dello smart working
Comunque lo si voglia chiamare (a ben vedere, nonostante le differenze riportate, si tratta i diversi approcci alla stessa questione), un’altra domanda molto comune è: come fare e come funziona lo smart working? L’interesse è alto da parte delle aziende/pubbliche amministrazioni e da parte dei lavoratori, perché i vantaggi per tutti sono indiscutibili in termini di risparmio economico, efficienza e miglioramento della qualità della vita.
È qui che entrano in gioco i professionisti dello smart working, che sapranno consigliarvi le migliori soluzioni, rivedere i workflow in maniera efficiente ed efficace, e suggerire quali sono gli strumenti da implementare.